Ora il decreto si avvia verso la pubblicazione in Gazzetta
Dopo la via crucis al Senato, lo Sblocca-cantieri passa senza sussulti alla Camera. Il Governo ha blindato il provvedimento, che ora si avvia verso la pubblicazione in Gazzetta, con la richiesta di fiducia. Il decreto rischia, però, di partire già zoppo di una delle tre misure chiave, per le quali è stata fatta scattare la sospensione del Codice degli Appalti fino al 2020. Ci riferiamo all’obbligo di mandare in gara i lavori pubblici su progetto esecutivo: la misura punterebbe a far riemergere l’appalto integrato libero, congelando il divieto di assegnare ai costruttori il compito di portare a termine i progetti prima di dare il via alle opere. Un’idea nata per semplificare la vita alle stazioni appaltanti e accelerare la strada che porta dal progetto al cantiere. Peccato che la versione finale del provvedimento si limiti ad accantonare per i prossimi 18 mesi solo una parte del divieto. Risulta sospesa, infatti, soltanto la clausola che vieta il ricorso all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione di lavori ad esclusione dei casi di affidamento a contraente generale, formule di Partenariato pubblico-privato e urbanizzazioni.
Resta, invece, in vigore l’obbligo contenuto nel passaggio esattamente precedente a quello sospeso. Si tratta della disposizione che impone di assegnare le gare su progetto esecutivo, fatto salvo il caso di opere ad alto tasso di tecnologia o di innovazione. Anche in questo caso, peraltro, come chiarisce la norma del Codice non toccata (articolo 59, comma 1-bis), l’ok all’appalto integrato presuppone che a base di gara sia posto un progetto definitivo, spazzando via così ogni dubbio sulla possibilità di una liberalizzazione estesa fino a includere anche le gare su progetto preliminare. Non solo, resta in vigore anche il comma secondo cui la scelta di ricorrere all’appalto integrato, in casi particolari, deve essere motivata dalla stazione appaltante nella determina a contrarre. La conseguenza è che, a meno di un intervento riparatore, su questo aspetto si rischia il nulla di fatto. Per il resto vengono confermate tutte le altre misure già annunciate. A partire dalla sostituzione delle linee guida flessibili dell’Autorità anticorruzione con un nuovo regolamento appalti, unico e vincolante, fino all’innalzamento del tetto del subappalto dal 30% al 40% con la cancellazione dell’obbligo di nominare con l’offerta almeno tre potenziali subaffidatari per ogni tipologia di opera. I piccoli Comuni (non capoluogo) incassano, fino al 2020, la possibilità di gestire in proprio le gare d’appalto di qualsiasi importo; fino alla stessa data è stato cancellato anche l’obbligo di nominare i commissari di gara, pescando dall’albo di esperti gestito dall’Anac. Tra le semplificazioni spiccano gli affidamenti diretti dei lavori, con tre preventivi, fino a 150mila euro e le procedure negoziate a inviti per gli appalti fino a un milione. Via libera pure al massimo ribasso temperato, con l’esclusione delle offerte a più alto tasso di sconto («anomale»), fino alla soglia europea di 5,5 milioni. Per l’effettivo rilancio degli investimenti, ragione per cui è stato partito lo Sblocca-cantieri, ci vorranno, tuttavia, 27 provvedimenti attuativi: un imbuto normativo di difficile gestione politica.